I miei mostri primordiali del 2020 e relativi racconti

La solitudine della chimera

Non potevo restare insensibile alla comparsa della pandemia.

Già se ne parlava negli ultimi giorni del 2019 per farci festeggiare con ansia il periodo natalizio, pur apparendo guaio eminentemente cinese, era una epidemia che preoccupava dopo la Sars e peste suina e la vecchia influenza asiatica (contratta da me ragazzo) che partendo dall’Oriente si diffusero in tutto il mondo.

Quasi automaticamente una voce interiore mi suggeriva e accostava le parola epidemia o pandemia al termine mostro, monstrum, inteso come lo sentivano gli antichi ovvero fatto o essere terribile e portentoso, nello stesso mi faceva sentire forte, immensa la debolezza, la solitudine e l’angoscia del genere umano di fronte a simili disgrazie di origine naturale.

Da questa percezione è nato un desiderio di immaginare e disegnare, dopo tempo che non riprendevo temi figurativi, dei mostri primordiali che in qualche modo si aggiravano invisibili ed emblematici tra la specie umana.

Ho cercato di accostarmi e sviluppare parecchi temi arcaici rifacendomi anche al mito, alla Teogonia di Esiodo o alle Metamorfosi di Ovidio, traslando le storie secondo una mia visione piuttosto espressionista.

Ho preferito ritrarre, o meglio, contraffare le fattezze di mostri/dei antichissimi del mondo greco, latino e pelasgico, gli antecedenti agli dei Olimpici (di cui tanto è stato scritto, favoleggiato e dipinto per più di due millenni), anche perché i primi furono più misteriosi e emblematici delle origini e dei terrori preistorici.

Ho voluto effigiare e inventare fattezze di essere remoti, numi fantastici come il Kaos, e Gea o Gaia, la Terra, o Eurinome, e la Sfinge, la Chimera, Echidna, il Minotauro e l’Idra di Lerma, naturalmente m’e venuto subito di raffigurare la contesa di Edipo con la Sfinge, intendendo Edipo come vittima di un orribile tranello, fino ad arrivare alle remote divinità misteriose cioè gli Dei Cabiri, di origine asiatica venerati presso l’Ellesponto, nelle isole di Samotrcia e Lemno, di cui storicamente si sa poco.

Ho lavorato intensamente rendendo questo mio lavoro anche una sorta di ricerca autoterapica e di analisi.

Non soddisfatto del tutto, tuttavia, dal figurare con pennini e pennelli ho sentito la necessità impellente, impulso rovente a scrivere storie di questi dei/ mostri primordiali e ne sono nati per ora circa diciotto racconti piuttosto brevi, che quando avrò ben martellato e limato consegnerò al mio agente.

La raccolta vorrei intitolarla “La solitudine della Chimera”.

Ci tengo a dire che il lavoro pittorico, nato prima del narrare, e provenendo di più da voci inconsce mi ha suggerito sempre scorci e forme e colori.

Ma non ho ancora finito il ciclo, non so dove mi conduce, perché procedo tirato per mano da una Ninfa o dal dio Pan o dalla Chimera.

Ad esempio del lavoro svolto in questi mesi apposto qui alcuni dei miei mostri primigeni affinché vi ammoniscano…

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