Anni fa, forse più di venti, mi capitò di fare un piacevolissimo soggiorno estivo in Val Varaita, nelle Alpi occidentali del Piemonte, in zona occitana, cioè dove il dialetto fa parte della lingua d’oc, si parla in modo e con vocaboli, cadenze, pronunce non lontane da quelle provenzali, quelle che si ascoltano da Marseille ad Arles a Nimes a Montpellier fino alla Catalogna.
Quei luoghi sono molto belli e le falde delle montagne piuttosto boscose e ariose, ricche di colori e sfumature. Stavo una mattina conversando con un mio amico del luogo, cioè Sampeyre, che col braccio levato mi additava un gruppo di piccole baite site parecchio più in alto, su di un prato al limite dei boschi, e mi diceva: Vedi quelle casotte!? Lassù in quel prato.. nell’ubac!? Io rimasi stupito a quella parola “UBAC” e gli chiesi cosa diavolo significasse quel termine dialettale che non avevo mai udito… Lui, Piero abbassò il braccio e mi guardò fisso negli occhi, aggrottando le ciglia, poi sempre additando quel versante della valle mi replicò: È l’UBAC cioè il versante, la parte al sole della valle, e deriva dal latino, sì, proprio dal latino, dove si dice che il versante al sole è AD RECTUM cioè dalla parte giusta, soleggiata, e il versante in ombra è AD OPACUM, da cui nasce UBAC! Hai capito!? Ad rectum e Ad opacum… al sole e all’ombra. Tutto dal latino!
Mi rimase molto impressa questa lezione del mio amico Piero e ci rimuginai parecchio, e ne discutemmo riflettendo sul bianco e sul nero, sul chiaro e sullo scuro, sull’ombra e la luce attaccandoci anche a riferimenti psicologici e morali.
Forse un anno dopo Anna ed io ci trovavamo in Provenza, anzi precisamente a Vence, anzi a Saint Paul De Vence ove ha sede la magnifica collezione di arte moderna della Fondazione Maeght che avevo già visitato e ci ritornammo molto volentieri. E quella volta stupii perché vidi un dipinto astratto molto stimolante di un artista di nome Raoul Ubac. Ubac! Di nuovo… Di fatto Raoul Ubac si chiamava Rudolf Gustav Maria Ernst Ubach e non era francese, ma forse tedesco o belga. Insomma l’UBAC mi stava inseguendo e mi tirava a sé, mi voleva vicino, come pure il suo naturale complemento: l’ADRECC. Fu da quel momento che cominciarono a ronzarmi, a ripetersi per la testa l’adrecc e l’ubac adrecc ubac ubac adrecc.
Tornato a Torino presi a disegnare a tracciare una miriade di schizzi, dal chiaro allo scuro astrazione versante all’ombra e quello al sole… Cosa sono cosa rappresentano, che significano, a che stato mentale possono alludere? Possono essere anche Bene e Male come Ombra e Luce o un passaggio di stato lento non contrapposto anzi fluido come i FLUIRE che avevo tante volte dipinto, cercando di significare il muoversi incessante delle energie… Come diceva un tempo lontano l’indimenticabile Eraclito di Samo (detto talora l’Oscuro) PANTA REI, Tutto scorre o corre…
Così ho cercato di lavorare in disegno e pittura per parecchi anni, e talora anche al presente creando disegni tavole pitture bassorilievi che hanno voluto alludere col mezzo di un’astrazione simbolica ad un fluire di energia o energie, anche mentali, immaginarie, un movimento, anche un passaggio di stato che va dallo stato fisico a quello psicologico.
Posto, o appongo o appoggio qui qualche tavola di vari anni passati, più o meno recenti, dedicata all’Adrecc e all’Ubac.
È difficile per me commentare, lo faccio in punta dei piedi e con un po’ di soggezione, perché con le mie mani non riesco a produrre raffigurazioni, a due o tre dimensioni trasformare come sai fare tu quel che frulla nel cervello e dietro gli occhi in qualcosa che frulla ancora ma nello spazio e così lo possono vedere anche altri. L’unica materia su cui riesco ad intervenire con le mie mani per trasformarla è quella alimentare. Ma insomma è già qualcosa.
Però amo quelle terre di montagna e di piano dove la langue d’Oc ha plasmato le parlate e anche in certo modo lo sguardo e il temperamento delle persone. Per questo mi piace molto questo tuo articolo o piccolo viaggio nel prima dei disegni e delle tavole. Grazie!
E poi, caro Gianluca, mi ricordo e ti ricordo che tu sei un poeta e vero uomo attivo nella promozione della arti e in special modo della cultura e della poesia!
Per cui ti abbraccio pariteticamente e ti ringrazio