I miei libri d’artista

Alla fine degli anni ’80, quando avevo preso a plasmare, formare e assemblare oggetti in tre dimensioni, mi fermai a studiare dei singolari oggetti creati da alcune correnti delle avanguardie europee negli anni ’20, i libri d’artista.
Fui attratto in particolar modo, siccome mi dedicavo pure alla scrittura, dai “libri d’artista”. Secondo una definizione di Stephen J. Bury: “i libri di artisti sono libri o oggetti a forma di libro sulla foggia, configurazione e aspetto finito dei quali l’artista ha avuto un’elevata capacità di controllo; dove il libro è considerato come opera d’arte in se stessa.”
Avevo visto alcuni esemplari futuristi come il “libro di latta” di Nosenzo e Tullio d’Albisola, o il libro imbullonato di Fortunato Depero. Altri esemplari curiosissimi furono ideati e costruiti in Francia, in particolare ricordo la spiritosa copertina di Marcel Duchamp per un libro (prière de toucher) sul Surrealismo.
Le opere che io ho visto tuttavia avevano come modello il libro nella forma attuale, moderna, cioè un insieme di pagine quadrangolari con copertine. Stando a questo modelli costruii alcuni esemplari di “libro d’artista” in gommaspugna dipinta; feci un libro impiccato ad un gancio di ferro per trasmettere l’orrore del libro considerato oggetto da macello, anche un libro volante, con le ali, per alludere a quei testi straordinari che ti sollevano da terra e ti fanno volare… Pure composi, per gioco, un libro col naso e un libro zen.
Costruii persino un libro esploso dalla mole di parole interne, e un altro, un volume di storia universale, trafitto da una baionetta vera della guerra 15-18: dalla ferita cola un filo di colore rosso carminio.
Avendo sempre coltivato la passione per la storia antica mi tornavano ben chiare in mente, e pressanti, le forme altre che aveva avuto il libro nei secoli lontani, cioè tavolette di terracotta, rotoli di pelli di pecora, rulli di papiro, pagine pergamenacee legate e cucite, per cui lavorai per mettere insieme oggetti che ricordassero quel modo, quel mondo.
Così misi insieme dei tubi di cartone, li incollai, li rivestii di varie carte, li dipinsi, e li bruciacchiai, alludendo anche ai rotoli arsi di Ercolano.Quindi, e mi ci vollero vari giorni, costruii una sorta di Torah, il sacro rotolo delle leggi ebraiche che sta in ogni sinagoga, usai vari materiali per combinarlo, poi lo trapassai, lo bucai, lo ferii, lo insanguinaii. Dopo qualche giorno lo mostrai ad una mia anziana parente ebrea, ed ella capì il senso che volevo dare all’opera, senza dire parole.
Allora io fui contento.St.lib.1 St.lib.2. St.lib.3. lib.trapassati