Eremiti, frati ed erranti

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Alla fine degli anni ’60, cioè intorno alla mia età di ventotto, ventinove anni cioè presso i trenta, che secondo me è la stagione propria alla maturità, ero entrato in una crisi profonda con la fede cristiana cattolica in cui ero stato allevato.

Riflettevo parecchio e leggevo libri di storia delle religioni, sentivo forte la necessità di una fede e nello stesso tempo i dubbi mi segnavano, avevo lasciato da poco un comunità cattolica del dissenso in cui tuttavia avevo coltivato fruttuose discussioni e creato salde, forti amicizie.

Sentivo forte ancora il bisogno di un rifugio interiore, e un’aspirazione ad una metafisica, aerea sede dei mei sogni spirituali. Nello stesso tempo avevo dei forti dubbi sul valore, sul colore sul valore e significato della parola spirito. Non mi appagavano affatto varie metafisiche filosofiche moderne o antiche. La parola stessa Metafisica cominciò a disturbarmi, perché andavo immaginando che non avesse più senso se non nei libri di Storia della Filosofia.

Cercai libri, testi su altre religioni, mi avvicinai allo yoga, a certe concezioni del mondo buddhiste che mi hanno dato una visione più congeniale a ciò che sentivo, di cui avevo bisogno, a cui aspiravo, lessi opere di Sri Aurobindo e quasi contemporaneamente presi a disegnare dei frati nella propria cella partendo dal modello figurativo eccellente di Albrecht Dürer con il suo “San Girolamo nello studio”, tracciai a penna e pennino con la china, degli eremiti, degli erranti ( in tutti i sensi), e con questa ricerca artistica, voglio dire “approfondita” mi sembrò di rendermi più libero da pastoie dialettiche e più abile nel disegno. La pratica della concentrazione sui fini tratti che tracciavo, sulle forme che costruivo divenne una sorta di meditazione a cui mi abbandonai e mi servì molto per uscire da una crisi che mi aveva segnato.

Qui per documentare quanto ho scritto pongo alcuni di quei disegni dei primi anni settanta.

Dietro lo specchio, oltre il riflesso… un nuovo romanzo che nasce in un ascensore

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Questa galleria contiene 3 immagini.

Nel 1922, cioè nel 2022, (avevo sbagliato secolo… è una questione subdo/temporale), ho iniziato a dibattermi su di un nuovo testo, una nuova storia che da alcuni mesi ho terminato, corretto, rivisto, ricorretto et cetera.  Avevo una gran voglia di … Continua a leggere

L’UOMO VERDE

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Da qualche tempo ho preso a guardare, osservare e cercare immagini del cosiddetto UOMO VERDE. Mi erano passate davanti agli occhi per anni foto, riproduzioni, su libri e soprattutto sul web di antichi volti umanoidi contornati da fogliami, tralci, rami che uscivano da parti, dagli organi stessi, ma specialmente dalle facce degli uomini verdi o uomini foglia.

Li avevo spesso soltanto considerate forme decorative, curiose, diffuse specialmente in Inghilterra, in Francia e Germania, composte come sculture in vari materiali, specie in pietre e marmi e talora in leghe di metalli. Erano state posate, fissate su soffitti, spesso come chiavi di volta, su muri come sovraporte di edifici religiosi e civili, a volte, anzi spesso, fuse in ottone o in bronzo come maniglie di battenti di grosse porte.

Si sono ripetute queste forme, per secoli, in infinite variazioni, grottesche e non, paurose o quasi comiche, caricaturali di volti difformi o buffi che si adornavano di fogliette e rami partoriti dalle bocche stesse, dai nasi, dagli occhi.

Pare che una delle prime figurazioni di questi singolari emblemi decorativi sia un mosaico bizantino del III° secolo in Asia Minore, ora Turchia, ove un bel volto maschile forse di divinità é adorno di una barba favolosa che va trasformandosi in forme vegetali. Ancora nell’area della prossima Asia, in Iraq, tra le grandiose rovine di Hatra, esiste il notevole volto di un uomo verde del II° secolo, con accanto scritte in aramaico.

Ed il mito del Uomo Verde – The Green Man pare sia ancora vivo in Inghilterra e in Germania ove talora lo si festeggia, mescolato alla figura dell’Uomo Selvatico, coperto di foglie, come il nostro Omo Servadego, in Veneto.

Sono stato colpito davvero da tante di queste figure, quasi più nell’inconscio che dal fascino dell’immagine decorativa. Mi vado chiedendo ora che cosa rappresenta davvero per me questo GREEN MAN, nel profondo, e per scoprirlo vado disegnando e dipingendo da qualche tempo i miei UOMINI VERDI. Penso che mi sia vicina la filosofia e il movimento ambientalista che vedono l’essere umano come una piccola parte, un essere di questa Natura, non come padrone e signore del pianeta Terra. Nel ricercare su questo tema mi impegno e scavo dentro di me abbandonandomi al subcosciente per osservare dopo, finito il lavoro, cosa ne verrà fuori. Passerò poi tra poco a fare figure in tre dimensioni, in materiali leggeri, su questo tema, che poi pubblicherò. E per ora pongo qui alcuni dei miei ultimi lavori sul tema.

Aggiungo ora il 23 dicembre un altro UOMO VERDE che ho disegnato ieri, e di cui sono piuttosto soddisfatto. L’ho voluto disegnare in bianco e nero, a china, come facevo più frequentemente un tempo e ne sono soddisfatto, ne farò altri ancora.

Mario Bianco e altro

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Mi chiamo Mario Bianco, i miei dati anagrafici son comunissimi in Italia per cui su Facebook ho deciso di chiamarmi Mario E.R. Bianco, inserendo le iniziali di Ennio e Remo che sono gli altri miei nomi.

Come ovvio tra i tanti, forse 24.000, Mario Bianco che ci sono qui, si contano anche degli scrittori e artisti che hanno scritto & pubblicato di questo e di quello, di odissee nell’ospizio, camere con sviste, via col ventre, manuali per la ricerca di lavoro, zibaldoni di pensieri, poesie, et cetera.

Per cui, per evitare confusioni qui sotto metto un elenco dei miei lavori pubblicati:

1. LA SCATOLA DEL DOTTOR WALLABY. (racconto vincitore del concorso nazionale di Alice.it pubblicato da Marcos y Marcos nel 2001 in antologia dallo stesso titolo)

2. LE PIGNE IN TESTA. Romanzo pubblicato nel 2002 da Michele di Salvo editore.

3. DI RUGGINE IN RUGIADA. Romanzo pubblicato nel 2005 da L’Ambaradan editore. Torino. Finalista al Premio San Vidal.

4. HUMBABA HUWAWA. Romanzo breve pubblicato nel 2012 da Senzapatriaeditore.

5. LETTI A UNDICI PIAZZE. Undici racconti miei e altrettanti di Euro Carello dedicati a 11 piazze di Torino, con 44 mie illustrazioni in bianco e nero

6. L’ALTRA FACCIA DELL’ANGELO O LA MUMMIA TURCA. Romanzo pubblicato nel 2015 da Nerosubianco editore. Cuneo

7.  IL RESTAURATORE DI ROBOT. 5 Racconti di fantascienza. editi nel 2016 da  da Nerosubianco editore. Cuneo

8. LA CAPRA DI CHAGALL. Romanzo fantastico. edito da Miraggi edizioni nel 2019.

9. DICE CHE MIA MAMMA FACEVA LE POSTE. 26 racconti editi da AUGH! Edizioni nel 2021

10. LETTERE DA UN BUGIGATTOLO. Romanzo edito da Golem editore. Torino, nel 2022

Sono coautore di testi, disegni e impaginazione del Carnet de voyage per la circoscrizione 8 della mia città, TORINO CAMMINANDO DI QUA E DI LÀ DAL PO con Anna M.Borgna, Laura Maggiora, Elena Saraceno, Luisa Sartoris,

Sono coautore con Massimo Scaglione di SAN SALVARIO. Saggio dedicato al nostro quartiere torinese, edito da Graphot editore. Torino. 2011.

Alcuni miei racconti sono stati pubblicati in antologie e riviste, come Maltesenarrazioni, o sul web.

Ho illustrato anche il magnifico testo di Barbara Garlaschelli LETTERE DALL’ORLO DEL MONDO edito da All’est dell’equatore

Ho disegnato circa trenta copertine per romanzi o racconti editi da Senzapatria editore.

Polittici, Mostriciattoli, Barbalonzoli e altre amenità dipinte

In pratica ho sempre amato molto disegnare su carta con vari mezzi, con le matite, penne stilografiche, pennarelli a micropunta e soprattutto con penne dal pennino fine o finissimo. Ho usato anche matite colorate, tipo pastelli, ma non mi hanno dato vera soddisfazione, mi sono servito anche e parecchio di gessi colorati su carte in uso commerciale come quelle da panetteria o le gialle che usavano i macellai. Tuttavia, ben presto, da ragazzo, nel mio percorso d’artista ho trovato che mi era più congeniale, quotidianamente, lavorare sulla comune carta da disegno ruvida, preferibilmente bianca, di varie grammature, con matite e poi penne e usare gli acquerelli per colorare le mie invenzioni.

Ma con gli acquerelli non mi sono trovato davvero bene, per quanto ne abbia usati sia di vari tipi, sia in tubetti che solidi in tavolette. Scoprii dietro il suggerimento di un amico le Ecoline, Talens ovvero acquerelli liquidi conservati e commercializzati (un tempo) in boccette quadrate. Forse sono un poco velenose questi coloranti perché, da quel che so dovrebbero contenere le aniline, che sono tossiche. Però cercai di non macchiarmi troppo le mani con questi amati colori liquidi che uso ancora, proprio ora.

Un mio amico artista molto bravo e conosciuto, ora defunto, mi disse che l’Ecoline avevano il brutto di scolorire col tempo se i lavori erano esposti troppo alla luce. Però ho continuato ad usarle fino a ieri spesso mescolate con normali acquerelli secchi in tavolette perché mi sono trovato benissimo ed ho trovato cotesti colori molto brillanti.

Tutto ciò è una premessa: per dire che, negli anni, ho fatto inventato dipinto creato riempito fogli di carta, (in genere di medio formato, cioè A4 o 22×33) di disegni colorati, conservo nel mio studio un malloppone di operette, dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, dai tempi in cui cominciai seriamente a dipingere quasi quotidianamente su carta.

I primi lavori ad acqua, ecoline o acquerelli, sono stati ispirati alla pittura cinese e giapponese che mi ha stregato profondamente, ho creato paesaggi d’isole e mari con colori diluitissimi, poi col tempo ho dipinto una serie di figurazioni dedicate alla prima dannata guerra in Iraq ed esposi i miei lavori nel 1981 in una mostra intitolata FUOCHI E FUMI SULLO SHATT EL ARAB.

E poi altro e poi altre e poi altri lavori…

E qui ora voglio esporre, tra moltissimi altri, (la maggior parte non figurativi), una serie di miei lavori, anche satirici o grotteschi, che ho creato dai primi anni ’80 scherzosamente intitolati POLITTICI, perché il foglio è compartito in varie caselle o scenette, e il contenuto e titolo non sono solo drammatici, spesso sono ironici. Questi che ora pongo qui oggi, sono tutti lavori di una serie a cui sono molto affezionato e spero piacciano ancora.

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LETTERE DA UN BUGIGATTOLO

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Voglio qui annunciare agli amici e a coloro che mi seguono ovvero agli estimatori dei miei lavori, o anche al passeggero che vuoi per caso vuoi per avventura si trovasse a passare per cotesti lidi o piagge o paraggi o deserti o cantine che:

il mio romanzo LETTERE DA UN BUGIGATTOLO avrà una sua nuova presentazione il prossimo giovedì 14 settembre, alle ore 18, presso l’accogliente e intima Libreria Belleville, di via Nizza 80, in Torino.

e con me a chiacchierarne ci sarà l’ottima editor e amica Chiara Barigelli che mi ha assistito nelle finali cura al mio testo

il mio profilo vuoi bacheca o raccolta su Instagram

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Per chi fosse curioso di vedere dei miei lavori su carta di piccolo formato, cioè mediamente di 20×30, consiglio di recarsi sul mio profilo Instagram che ho aperto da pochi giorni ove potrà trovare una serie di tavole eseguite con inchiostri, tempere e acquerelli in tempi recenti. Talora ho allegato accanto un storia che vorrebbe narrare, anche ironicamente, la genesi del lavoro, tanto che sto pensando di trasformare questa recente produzione che ha per tema prevalentemente le isole e l’isolamento ( da tutti patito durante il recente periodo della pandemia) in una raccolta di racconti illustrati, appunto, dalle operette che vado mostrando.

Ecco: https://www.instagram.com/marioe.r.bianco/?hl=it